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Immagine del redattoreSimone Casonato

Fame ed alimentazione in quarantena

  1. lo stare in casa, che consente di avere continuamente accesso alla dispensa e al frigorifero;

  2. il fatto di andare meno frequentemente a fare la spesa e quindi pensare di doverla fare per una settimana ci porta ad accumulare cibo in casa, tra cui spesso anche snack poco salutari;

  3. l’avere maggior tempo da dedicare alla cucina che ci porta a preparare di continuo cibi elaborati e succulenti torte, pizze ecc. Se aggiungiamo a questo i momenti di noia e gli stati ansiogeni derivanti dalle notizie e dalle preoccupazioni, l’abbuffata è dietro l’angolo! Ma facciamo un po’ di chiarezza..

Fame: distinguiamo i nostri bisogniE’ necessario a questo punto fare una distinzione tra fame fisiologica, desiderio di cibo e smania di cibo. La fame fisiologica: si manifesta dopo alcune ore dall’ultimo pasto e ci porta ad avvertire un senso di vuoto allo stomaco. E’ un segnale fisiologico che ci porta a rifornirci di cibo per ripristinare le scorte di energia. Oltre a questa ci sono però due “istinti” meno produttivi: Il desiderio di cibo è quella sensazione che proviamo quando, seppur abbiamo mangiato da poco, veniamo attratti per esempio dal profumo di una torta appena sfornata e questo provoca in noi la voglia di mangiarla. Tale tentazione di per sé non è negativa, ma va gestita altrimenti si rischia di incorrere nel meccanismo della fame nervosa in cui il semplice desiderio si trasforma in desiderio spasmodico incontrollato e può sfociare in una vera e propria ossessione. Si tratta della smania di cibo ovvero una sensazione che parte dal pensiero di un alimento e porta ad avere una voglia irrefrenabile di mangiarlo; se tale desiderio non trova appagamento si crea una sorta di stato d’ansia e insoddisfazione che permane fin quando la voglia non viene assecondata. Il pensiero riguardo al cibo arriva in maniera incontrollata e persiste anche se cerchiamo di scacciarlo, anzi diventa ancora più martellante in quanto avviene un meccanismo paradossale per cui imporre alla mente di non pensare, provoca come conseguenza un amplificazione del pensiero stesso. Tutto ciò conduce al circolo vizioso della fame nervosa che tende a manifestarsi anche più volte al giorno, diventando così un comportamento routinario che si ripete e in alcuni casi diventa una vera e propria dipendenza. La forte smania di cibo (craving) è spesso è legata ad emozioni sgradevoli quali frustrazione, tristezza, ansia e rabbia. Essa si scatena quando non si è in grado di gestire tali emozioni e il cibo diventa quindi il mezzo per cercare di modularle. Tale meccanismo è però disfunzionale, in quanto procura una gratificazione immediata e temporanea che conduce poi ad un profondo senso di colpa e quindi ad uno stato di sconforto, depressione e ad un senso di inadeguatezza. Strategie per gestire la fame nervosa Ecco qui di seguito alcune modalità di pensiero e di azione volte a prevenire gli attacchi di fame nervosa. Per prima cosa andate alla ricerca della vostra vera fame: cercate di capire se si tratta di fame fisiologica (vuoto, brontolio allo stomaco) oppure semplicemente di voglia di qualche cibo in particolare come ad esempio quei biscotti che avete avanzato a colazione. Un metodo quasi infallibile per rispondere correttamente a questa questione consiste nel porsi la seguente domanda : “al posto dei biscotti mangeresti dei broccoli?”. Se la risposta è negativa significa che non si tratta di fame fisiologica ma piuttosto di fame di qualcos’altro. Questa fame si trova nelle vostre emozioni: potreste essere affamati di affetto, di riconoscimento e quindi essere alla ricerca di una relazione, di un abbraccio. Provate a riflettere scrivendo una lista di ciò di cui avete fame in quel preciso momento in cui insorge quel desiderio spasmodico di cibo…ne scoprirete delle belle!

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