Il bellissimo Lombardia di sabato ha ricordato per durezza del percorso e parco partenti una delle tappe chiave di un Giro e Tour. L’ultima classica monumento si è infatti svolta su un percorso da Como a Bergamo con sei grandi salite e un totale di 4.500 metri di dislivello su 239 km. Una delle gare più dure dell’anno, superata in difficoltà da una manciata di tappe dei grandi Giri.
Non stupisce che il parterre fosse appunrto da grande Giro: Pogacar, Roglič, Vingegaard, Valverde, Yates, il nostro Vincenzo Nibali e tanti altri.
La gara è stata abbastanza tranquilla sino alla prima salita di giornata, la Madonna del Ghisallo affrontata dal versante più facile invece che da Bellagio. I sette fuggitivi hanno avuto via libera scalando il “Ghisallino” ad oltre 25 di media, pari a 4,4 w/kg. Una salita dove stando in gruppo era semplice risparmiare un 12-15% rispetto a chi prendeva vento in testa a tirare.
A seguire ci è spostati in territorio bergamasco e le squadre dei big, Jumbo e Israel in testa, hanno cominciato a scandire il ritmo. Stupisce come la corsa sia stata dura sin da qui: una salita relativamente lontana dal traguardo, come la Roncola, è stata percorso in poco meno di 19′ a oltre 5,8 w/kg (18’40” per la precisione) a oltre 1710 m/h di Vam. Valori molto alti, un corridore di poco più di 60 kg deve impiegare 360w medi per stare nel gruppo principale. E poco meno sulla salita successiva, dove si sale sempre a 5,6-5,7 w/kg su per Dossena e dove cominciano i primi attacchi, coi big ancora coperti.
La salita decisiva è però la penultima prima di Bergamo: un po’ a sorpresa Nibali rompe gli indugi sul Passo di Ganda (Remco invece si stacca dai compagni Masnada e Alaphilippe) e con Bardet e Sivakov si sale a oltre 6,7 w/kg finchè dal gruppo rinviene Pogačar che raggiunge e ben presto lascia la compagnia.
Tadej riesce a replicare i suoi migliori valori di stagione, salendo solitario intorno ai 6,4 w/kg e mettendo mezzo minuto tra se ed il gruppo inseguitori, composto da Woods, Roglič, Yates, Alaphilippe. Il gruppo è accreditato di circa 6.1 w/ kg su quasi 24 minuti di ascesa, con Masnada in grado di spingere 396w medi (6,1 w/kg) per 65 kg. Su una salita del genere e dopo 200 km d battaglia, i big sono ancora capaci di produrre oltre 6 w/kg e scalare a 1720 di Vam, e Tadej è l’unico a tenere i 24 di media e a fare la differenza nel finale dei tapponi, come al Tour in estate del resto.
I valori di questo atleta sono tanto rilevanti quanto prodotti con tanto lavoro nelle gambe: in una condizione di freschezza infatti molti dei big nel plotone (lo stesso Remco, staccatosi presto) avrebbero i numeri per poter replicare prove di tale intensità e durata. Questo fa il paio col finale di gara, dove per arrivare alla gremita Bergamo Tadej porta con se a ruota Masnada a quasi 48 di media e spinge ben oltre i 4 w/kg nel trasferimento pianeggiante. Incredbile il motore aerobico del giovanissimo sloveno, che poi dopo 4500m di dislivello e 235 km riesce a prevalere sul corridore bergamasco allo sprint, dopo aver cercato di staccarlo su Bergamo alta salendo sui 7 w/kg per una manciata di minuti. Numeri che danno solo un’idea della forza dell’attuale vincitore di due Tour de France.
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